RACCONTI DALLA QUARANTENA #6 – DAL VIRUS ALLA FOLLIA

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Adesso è oggi o è ancora ieri?  Siamo già a domani? Le giornate sempre uguali, ho perso la nozione del tempo: è sempre domenica, tranne il giorno in cui i supermercati stanno chiusi… ah no, la domenica è quella.

A che ora ho cenato stanotte? Alle tre? Forse non è stata una cena, ma solo una prima colazione mattiniera. Devo stare attento con le medicine, a non confonderle con quelle della sera, perché è sempre sera ed è sempre mattina.

A che ora mi tolgo il pigiama? Me le metto le scarpe? Tanto oggi non esco. Sono già uscito la settimana scorsa. Adesso ho capito l’antifona: queste sono le prove generali per la casa di riposo terminale… ah sì, adesso lo so, ci si riposa davvero nelle case di riposo…

Tutto questo sforzo per tenere vivo me, e la mia pensione. Siamo imprescindibili, correlati, come quella donna che gira qui per la casa sempre parlando… ah sì, credo sia mia moglie, perché non ho sorelle. Quando decidemmo per la convivenza, non pensavamo che sarebbe stata così tanta.

Alla fine abbiamo trovato un compromesso: uno parla e l’altro non ascolta. Così si va d’accordo e si tira avanti. Ognuno col suo cellulare, attaccato al filo, per non scaricare la batteria. Lo facciamo riposare solo quando gli viene la febbre. Magari si prende un virus pure lui… ormai è una fissazione.

E i giornali… qualche volta li compro per vedere se tra i morti di coronavirus c’è qualcuno che conosco. Temo sempre di vedere il mio nome… no, anche per oggi mi è andata bene…

Mio figlio, che è in vita simbiotica col suo cellulare, di fatto assente in un mondo giovanil-digitale, è costretto a riconoscere che per annientare la scuola, come da suoi desiderata, il prezzo si è rivelato troppo alto. Si allinea, per buone maniere, ma ne apprezza in sostanza i benefici.

Quanto alla TV non litighiamo più per la scelta del canale: la teniamo spenta, tanto sappiamo già di cosa parla. Il computer no, quello è sempre acceso, per le statistiche, ce n’è uno in ogni stanza. Le previsioni del tempo non ci interessano più come una volta. Basta guardar fuori: c’è sempre il sole, inutile, sprecato. È un sole per gli uccelli…

Fuori dalla finestra, quante altre cose inutili: strade, piazze, serrande, silenzi… sembra una domenica mattina al camposanto. Che sia anche questa una prova generale? Non credo per una vita migliore… forse per una miglior vita…

Gianni Monduzzi

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