Categoria: Racconti

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A Roma si sta giocando una partita vitale, per la nostra Repubblica. Se Virginia Raggi ce la farà a governare il comune più ingovernabile d’Italia, i Cinquestelle avranno la strada aperta per il governo. Se non ce la farà, il loro sogno di un rinnovamento dell’Italia partendo da persone prese dalla cosiddetta “società civile”,  senza una conoscenza approfondita della macchina amministrativa, rischia di venir relegato al mondo dell’utopia. Questa almeno è la mia convinzione e, credo, non solo la mia.

Fino ad ora la classe politica si è formata soprattutto nelle sezioni di partito, con tutti i guasti che ben conosciamo. Ma c’è assoluto bisogno di un cambiamento. Sarà questa la strada? Alcuni sono strenuamente convinti in un senso e altri nell’altro. I toni sono accesi, al limite delle offese reciproche. Ma c’è anche chi, come me, se lo chiede onestamente ed è attento a vederne l’esito.

È il tema politico del momento, uno snodo formidabile. Per questo si stanno muovendo poteri deboli e poteri forti. Mi piacerebbe sapere come la pensano le persone che seguono questo blog. Potrebbe essere utile a chiarirci le idee.

P.S. Chiedo di mantenere il dibattito in toni pacati, senza insultare chi è di parere diverso. Sennò facciamo la fine di quei politici rissosi che disprezziamo. Diamo loro il buon esempio. Lo so che a volte si fa fatica. Però credo fermamente che si possa dissentire senza venire offesi per le proprie idee. È solo così che possiamo rafforzare l’Italia come paese civile. In questo blog vorrei davvero che fosse bandito il “reato di opinione”.

Grazie a tutti.

Monduz

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Volevo scrivere un post sul disastro del comune di Roma, però mio figlio che ha 16 anni, ma la sa già lunga, mi ha sconsigliato: “Se parli bene della Raggi perdi una metà dei ‘mi piace’ e se ne parli male ne perdi l’altra metà!”

“Ma io intendo parlarne correttamente, senza parzialità!” Lui risponde pronto: “allora li perdi tutti”!

Forse ha ragione… Oggi ognuno di noi vuole sentirsi dire solo quello di cui è già convinto. È la logica dei social network: togliere di mezzo tutti quelli che non ci piacciono, con un pollice verso, per vivere in un mondo perfetto, abitato solo da gente che ci dà ragione! Sai cosa ti dico? Di post ne scrivo tre, una per ogni opinione, così accontento tutti…

 

  • POST CONTRO: “SFACELO ANNUNCIATO A ROMA!”

“L’incompetenza dei Grillini è dimostrata dalla progressiva disintegrazione della giunta romana. Mettere nei posti di comando gente incapace, pescata fuori dai supermercati, si sta rivelando una follia, gente scelta a casaccio, con qualche voto sul web.”

 

  • POST A FAVORE: “GUERRA PER BANDE CONTRO IL CAMBIAMENTO”

“C’era da aspettarselo: quando arriva una persona perbene, decisa a un radicale cambiamento del malaffare, lo schieramento avversario si compatta e vengono a galla sotterranee alleanze tra molti poteri dello stato, tutti pronti a mettere i bastoni tra le ruote, per non cambiare lo status quo della mangiatoia generale permanente.”

 

  • POST NEUTRALE: “ROMA NON SI RADDRIZZA MANCO MORTA!”

“Pare che una persona che viene dal mondo esterno alla politica non possa proprio farcela. Non conosce i regolamenti, gli sgambetti, i trucchi del mestiere… È un’utopia quella di prendere persone dalla società civile e sbatterla in un ghetto di teppismo politico. Quel poveraccio che si trova in una situazione del genere, come potrà mai farcela?”

Lascio ciascuno a crogiolarsi nella sua idea. (Me compreso… ma, a questo punto, io ce l’ho ancora, un’idea?)

 

Gianni Monduzzi

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Ti dico subito che non intendo salire in cattedra. Questo è un articolo che rivolgo prima di tutti a me stesso, o meglio alla mia parte razionale, sperando che la mia parte viscerale non voglia prendere il sopravvento.

Il voto alle elezioni, dato come sfogo di pancia, come se fosse un “non mi piace” in un Blog, è una terribile fesseria, peggio: è una reazione autodistruttiva! Forse questi nostri blog ne hanno un po’ colpa: ci rimbalziamo tra noi pareri disgustati sui politici e mettiamo il pollice verso: “non mi piace” . Ci sentiamo forti come Nerone al Colosseo, per un attimo. A disprezzare siamo bravi, ma poi come si rimedia?

Il cambiamento deve iniziare da noi, dalla base. La democrazia, per funzionare, richiede maturità civica. Sennò andiamo a finire come i paesi del nord Africa! In questa situazione di disprezzo generale solo un coatto o un martire si candida alle elezioni politiche.  Invece alla politica servono persone in gamba, non farabutti e nemmeno illusi sognatori…. Gente onesta ma pratica, lucida e perbene.

Attenzione: il marcio più marcio non è nel mondo politico, ma nel mondo mal-affaristico che gli gira dintorno! Quelli sono ingordi e non hanno scrupoli. Se ti metti d’accordo fai buoni affari, se ti metti di traverso, devi stare attento, quando cammini per strada. Il politico, qualora fosse arrivato lì in buona fede, che fa? Resiste o si adegua? Ci vogliono un carattere forte, nervi saldi e lucidità per contrastarli. Non si combattono le mafie solo con le buone intenzioni. Tantomeno facendo affari con loro!

Per rimettere le cose a posto, tutto inizia da un buon sistema elettorale, la cui parte saliente, a mio avviso, è che si possano scegliere i candidati, uno per uno… ma, ATTENZIONE! Il sistema potrà poi funzionare soltanto se noi elettori, quando andiamo a votare, non ci lasciamo prendere per il naso dando il voto a chi la spara più grossa. Questo “populismo” è un disastro nel disastro!

Insomma vogliamo dircelo chiaro: ogni popolo ha la classe politica che si merita! Lo so che non è quello che gli Italiani vogliono sentirsi dire, ma lo dico lo stesso e il mio masochismo finisce qui.

La crisi economica del 2008 è nulla in confronto alla crisi di democrazia che stiamo vivendo: potremmo assistere al ritorno delle dittature! E la storia ci insegna che uscirne poi è un bagno di sangue. Usiamo il cervello: la pancia l’abbiamo già satollata sin troppo, è ora che andiamo di corpo!

Ti rimando al filosofo Platone e al mio post “Il tramonto della democrazia”. Buona lettura!

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Quando la città retta a democrazia si ubriaca di libertà confondendola con la licenza, con l’aiuto di cattivi coppieri costretti a comprarsi l’immunità con dosi sempre massicce d’indulgenza verso ogni sorta di illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per potere continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il padre si abbassa al livello del figlio e si mette, bamboleggiando, a copiarlo perché ha paura del figlio; quando il figlio si mette alla pari del padre e, lungi da rispettarlo, impara a disprezzarlo per la sua pavidità; quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa, possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e ci è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine; c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle?
In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri; in cui tutto si mescola e si confonde; in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze; in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella molteplicità e moltiplicazione dei favori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici; in un ambiente siffatto, quando raggiunge il culmine dell’anarchia e nessuno è più sicuro di nulla e nessuno è più padrone di qualcosa perché tutti lo sono, anche del suo letto e della sua madia a parità di diritti con lui e i rifiuti si ammonticchiano per le strade perché nessuno può comandare a nessuno di sgombrarli; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell’autoritarismo?
Ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri.
Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi.
Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice.
Così la democrazia muore: per abuso di se stessa.
E prima che nel sangue, nel ridicolo .

Questo scriveva Platone 2400 anni fa. (Qui se ne riporta una traduzione libera di Indro Montanelli.) A me sembra il diario dei nostri giorni. 

Tu che ne dici? 

Monduz

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Dopo la Consulta, finalmente s’intravvede come voteremo: ciascun partito col suo sistema elettorale preferito. Ne hanno infatti uno pronto per ciascuno, fatto su misura per trarne vantaggio. Così vinceranno tutti quanti e non ci saranno più scontenti ad abbaiare con la bava alla bocca di non aver avuto l’osso in Parlamento. Ora però bisogna decidere la data. Anche qui non c’è ancora un accordo. Ognuno ha la sua data preferita in base ai suoi impegni, alle sue elucubrazioni. Io proporrei che ognuno votasse quando vuole, tanto poi per noi elettori non cambia quasi nulla. Cambiano solo le facce dei gentiluomini seduti su quelle poltrone di velluto e i nomi fantasiosi delle loro nuove tasse.

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Eravamo preoccupati per il nostro Lapo. La severa giustizia americana avrebbe potuto condannarlo a dieci anni di galera, per quello scherzo del finto rapimento! Ma la severa giustizia americana ha stabilito che essere ricchi sfondati, e un po’ fuori di testa, non è un reato penale. Anzi, è una premessa per una travolgente carriera in politica. Dunque il gaudente ram-pollo potrà continuare le sue attività sessuali preferite, per la gioia dei giornali di gossip e con nostro presupposto sollazzo, visto che, secondo i giornali stessi, noi non abbiamo di meglio da fare che sbirciarlo maliziosi dal buco della serratura.

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Quel simpaticone di Trump è un uomo di parola. Il muro col Messico si farà davvero. Una specie di Grande Muraglia cinese in stile americano. La borsa esulta, il Dow Jones supera il suo massimo storico. Costruire muri rilancia l’edilizia, le fornaci del cemento, le cave di ghiaia. Un sacco di lavoro finalmente per un settore in crisi da tempo. Le case in America non si vendono, ma i muri sì, evidentemente! Dunque sono tutti felici. Dovremmo farlo anche noi in Italia, un muro, ma intorno al Parlamento. Una frontiera contro quei migranti economici che navigano nel “mare nostrum” (o mare monstrum?) di tasse tempestose… per noi, naturalmente, non per loro che, come esosi scafisti, ci traghettano da una tassa all’altra, fino ad affogarci. Ben venga dunque una solida barriera tra tassatori e tartassati. Ma forse basterebbe del filo spinato.

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Ebbene sì! Chiedo scusa al lettore di questo mio narcisismo. Ma non ho saputo resistere. Per quante cose si dicano in giro tra giornali, blog, web, Facebook, ecc. ecc. non trovo mai scritto quello che penso. Dunque, mi sono sentito in dovere di rimediare alla lacuna, dicendo la mia.

Ci sono alcuni argomenti che mi stanno a cuore e di cui parlerò, il meno diffusamente possibile. Considero infatti un gesto di generosità praticare una sintesi: dedicare il mio tempo per risparmiare quello del lettore: non è generosità questa? Quando leggi certi articoli che girano da tutte le parti senza mai arrivare a una conclusione, non ti viene il nervoso? Io starò attento a non dilungarmi. Per il momento non posso promettere nulla di più.

 

Vostro Monduz

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