Dottori e cannibali

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Ormai noi FLOP siamo gli unici a dare un valore al cosiddetto “pezzo di carta”: la laurea. I VIP sanno bene che quella carta non ha più valore di quella di certi famosi rotoloni, e si presta ottimamente allo stesso uso.

Sono ben altri i titoli che contano, nel Terzo Millennio!

Ma noi siamo gente all’antica: apparteniamo a una generazione intermedia in cui un laureato, per tonto che fosse, un reddito se lo assicurava, magari alle Poste o in qualche altro anfratto del labirinto statale o parastatale.

Orgogliosi, e insieme un po’ incerti, guardiamo i nostri figli andare in giro per le strade con la loro corona di alloro, seguiti da un codazzo strombazzante; spesso sbracati, seminudi, tutti pitturati.

Sembrano cannibali; invece sono Dottori!

Festeggiano il giorno fatidico in cui, da studenti che erano, sono diventati disoccupati.

Peccato che il nonno, ultimo delle infinite generazioni di non laureati, non possa godere di quello spettacolo esaltante.

Ha l’Alzheimer.

Ora abbiamo un dottore in casa. A nostro carico.

Ci vengono le lacrime agli occhi.

Smisurati sono stati i risparmi per raggiungere l’obiettivo, ma infine ci siamo riusciti: abbiamo conferito spessore alla nostra posizione di primi laureati nella storia della famiglia, assicurando una prosecuzione.

La laurea è diventata ereditaria.

Per noi è una bella soddisfazione… e un bell’alibi per il ragazzo, che, pur dichiarandosi smanioso di trovare un lavoro, con la laurea è legittimato a rifiutare molte occupazioni non all’altezza delle sue attese.

Sappiamo bene che la laurea di nostro figlio non è più la laurea di un tempo… la laurea VIP.

Fra le nostre mani qualsiasi privilegio si deteriora, perde il valore originario.

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