Categoria: Il manuale della playgirl

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Nessuno sospetta che le galline abbiano un loro linguaggio, invece parlano, e come! L’ho scoperto a mie spese: se fanno tanto di prendere confidenza non la finiscono più. I loro fonemi purtroppo sono cinque soltanto: coot, chiit, caat, cheet, cuut. Eppure riescono a capirsi benissimo. Per compensare il numero esiguo di suoni a disposizione, hanno inventato vocaboli lunghi e ripetitivi, con ottimi risultati, anche se certi discorsi filosofici non riescono bene.

All’inizio ho faticato a comprendere, perché molte loro parole e allocuzioni hanno un significato diverso dal nostro. Un uovo fritto, ad esempio, è considerato interruzione della maternità, reato che prevede una condanna a tre ore di forno. Il granoturco lo chiamano «coc corn», i lombrichi «che Chicche!» e i contadini «che Kitsch!».
La cosa più sorprendente fu di scoprire che le galline sono devote. Dopo aver preso fiducia in me, un vecchio cappone mi rivelò l’arcano: si fece con l’ala uno strano segno sul corpo e con un colpo di becco mosse un congegno. Una porta segreta si apri, e davanti a me comparve, come un miraggio, la «Sacra Stia»!
C’erano pulcini in prima fila che pigolavano in coro e vecchie galline prossime alla pensione e alla pentola di Natale che chiocciavano un canto dimesso. I galletti stavano inginocchiati sui trespoli, con la cresta abbassata in segno d’umiltà. Su un piolo più alto c’era un nero fagiano che farfugliava nell’antico linguaggio dei Galli Cedroni:
– Santa Gallina Martire…
– Fa buon brodo! [rispondevano i fedeli in coro]

In fondo alla Stia, imponente, troneggiava l’immagine dello Spiedo Santo, il simbolo del martirio dei Polli Cedroni. Ciascun pulcino aveva nel becco il suo spiedino e un gallinaccio mezzo zoppo girava tra i trespoli a raccogliere le offerte di granoturco. Alle pareti non mancavano le Sacre Immagini: Santi Pollastri trafitti da spiedi, Beate Galline martirizzate in pentola, Chiocce Sante in graticola. Rimasi sconvolto decifrando un’iscrizione che suonava pressappoco così:

Grande Pavone che regni nei cieli
in attesa che la notizia trapeli
riempi di grano la nostra gola
e non ci indurre in casseruola
ma liberaci dalle grinfie della contadina
e, già che ci sei, toglile l’idea cretina
frutto della sua greve arroganza:
che tu sia fatto a sua somiglianza!

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