Categoria: Manuale per difendersi dalla mamma

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In ogni mamma alberga un potente taumaturgo. Non le par vero di saperti malato per scatenare l’efficacia della sua scienza.
Ricordi, da piccolo, le sue perette, le sue tisane, i suoi cataplasmi? E il cerimoniale delle punture? Suonava l’infermiera alla porta e tu andavi a chiuderti in bagno. La siringa bolliva da ore nel pentolino. C’era nell’aria un misto di alcool, vapore, medicine e paura.
La siringa veniva scolata sul tavolo da cucina ricoperto da un canovaccio immacolato e da una salvietta: i paramenti sacri del sacrificio umano. Iniziava il rito: l’abluzione delle mani dell’infermiera nell’alcool, l’introduzione dello stantuffo, la verifica dello scorrimento, il montaggio dell’ago. In un eccesso di purificazione venivano sterilizzati con l’alcool anche il seghetto e la fiala. Questo incubo culminava con l’elevazione della siringa per buttar fuori l’aria.
S’avviava lenta la processione verso la camera da letto. In testa la vittima coi calzoni allentati, poi l’officiante che teneva alto l’ostensorio. La mamma, la nonna e la zia chiudevano il mesto corteo, farfugliando scongiuri e formule propiziatorie.
Mamma: «Faccia attenzione signora, che non ci sia una bolla d’aria, sennò viene un embolo».
Nonna: «Attenzione a non centrare il nervo sciatico, c’è il rischio di una paralisi».
Zia: «Tiri su prima di iniettare, per controllare che l’ago non sia entrato in vena».
Quella salmodia ti spauriva. Stavi semplicemente rischiando la vita.
Il massaggio col batuffolo era il momento peggiore. Un va e vieni per «sciogliere il muscolo», mentre fuori campo ti pareva di udire una voce (ma ormai eri in trance): «Tieni morta la gamba, sennò l’ago si spezza e va in circolo!».
Poi, il silenzio. L’attesa. Il tempo immobile. In un istante eterno vedevi scorrere la tua breve esistenza. Stringevi i pugni e addentavi il cuscino in attesa del colpo di grazia.
Unico conforto era il pensiero di morire senza avere ancora fatto i compiti.

Manuale per difendersi dalla mamma