Appena arrivi a New York, ritrovi subito quel gusto di libertà della tua prima volta a Londra. Una allargarsi dell’anima. Qualcosa davvero nuovo e inaspettato. Normalmente i depliant delle agenzie turistiche illustrano perfettamente ogni posto del mondo: vai a Bali dopo averli sfogliati e trovi che tutto corrisponde alla lettera. Puoi confrontare le foto con gli originali e verificare il progresso delle crepe nei templi Barong.
New York invece non la si può illustrare con fotografie. Bisogna viverci. Se ci riesci, senti uno spirito di libertà dove non sei mai vecchio per fare. Ritrovi l’energia dei vent’anni e ringrazi il cielo di esserci. New York insomma, è una specie di Londra per adulti.
Ogni città chiama i suoi abitanti. Milano, ad esempio, chiama quegli italiani che stavano per morire di soffocamento nelle loro città di provincia. New York chiama quelli che si sentivano soffocare anche a Milano. E’ il più grande centro di rianimazione del mondo. Sei morto, e a New York ti ridanno la vita. Scopri che è bello vivere per se stessi. Senza confronti con i vecchi compagni di scuola, quelli che hanno sposato la tua vicina di casa e se la fanno di nascosto con la moglie del tuo notaio.
New York ti stimola ma non ti protegge, una donna che si rifiuta di fare la mamma: ti lascia solo sul marciapiede, per crescere. La piccola città ti dà l’illusione di essere qualcuno. Assomiglia a una famiglia: nella piccola cerchia ci si sente grandi. Ma la città non è una famiglia: non è fatta di fratelli, è fatta di cugini. Amore non c’è, lo si finge: c’è solo confronto. Ci si misura stretto sotto l’occhio ambizioso delle rispettive mamme.
Il rischio di ingaggiare una sfida tra mediocri è dietro l’angolo. Ed è micidiale: tra mediocri l’unico sentimento accettabile sarebbe la solidarietà. Nulla è più patetico di un sfida sgangherata tra pugili suonati.
Invece, la città di provincia ha in sé le caratteristiche per aizzarti a una trista faida tra cugini. Perché in una città come Bologna, è facile farsi notare. Vai sul giornale appena combini qualcosa di originale. Già a Milano la faccenda comincia a farsi più dura. Ma esistono anche lì radio libere, televisioni locali e pagine regionali ad aprirti il sipario di un protagonismo di periferia.
E lì, dopo aver sgomitato contro il nulla, brilli del tuo nulla, sotto quei patetici riflettori dai toni di neon. In un mondo dove tutto è riproduzione in scala minore. Dove la sola ricchezza è negli appellativi e qualifiche sperticati, fatue etichette su misere velleità. Un mondo di copie, ove ognuno si chiede come ci si debba comportare. Come farebbe un protagonista, nei panni suoi. Senza capire che già questa domanda è una qualifica di serie B.
A New York, grazie a dio, arrivare ai vertici è praticamente impossibile. Così nel suo gran numero di abitanti si diluisce la tua smania di protagonismo. Che sollievo! New York t’inghiotte indifferente senza nemmeno fare un ruttino. Nessuno si accorge di te: ti ci puoi sciogliere dentro, nelle sue luci multicolori.
Essere nessuno nella più grande città del mondo: eccola, la situazione più desiderabile. Anche se non fai nulla, ti senti partecipe di un disegno complesso e indecifrabile. Ci puoi vivere, allora. Vivere e basta.
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