Giulio di Montequestiolo

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Nato lì: era l’identità di quella terra. Genuino come le castagne, schietto come una cipolla. Aveva il sapore di quella collina. Negli occhi, l’azzurro del suo cielo. Nei polmoni l’aria tersa dei monti. Non si era mai mosso. Non ne aveva sentito il bisogno. Lì aveva trovato tutto: presente o sotto metafora.
Camminando, ondeggiava col ritmo dei salici al vento. Era curvo come la montagna e profumava di fuliggine del legno di castagno che ardeva dentro il suo camino. Nella sera, quando rincasava, si stagliava sulla cresta del monte, contro la luce del crepuscolo, e il suo profilo era solo una gobba in più sopra il crinale.
Giulio era un granello di montagna che si muoveva tra i castagni, come una fiaba nel tramonto.

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