Ho sempre avuto il sospetto che tu non esistessi. Non è la prima volta che mi svanisce un sogno. M’è gai sfumata la nonna e la Befana. Peccato, perché sono consapevole di non meritarti: dunque, per me, saresti
stata un vero affare.
So che sei molto gettonata. Non c’è babbeo che non ti sogni bella, intelligente, piena di energia… quelle che ho conosciuto con questi requisiti erano piuttosto stronze. Giustamente: vendevano cara la tua pelle. Pelle vellutata, da fotomodella: un kit di coca, Ferrari, cambiali; lestofanti con la loro mascella.
Ti ho visto passare una volta su un veliero. Un affronto di alberi, vele, e te in mezzo, come un castigo per i naufraghi. Ma forse eri solo uno spot pubblicitario. Infatti hai cercato subito di rifilarmi un detersivo, con lavatrice inclusa, seconda casa, figli e mutui da pagare.
La famiglia! Un tuo vecchio sogno, che avevi accantonato, da ragazza, quando traghettavi il tuo sorriso tra gloria, successo e semidei. Ricordi? Eri indecisa se offrirti al potere o alla debolezza. Scegliesti quello di più grossa cilindrata. Io ero svagato, allora: ti sognavo. Insomma: non ti meritavo. M’ero guadagnato la tua assenza. Però, tutto sommato, con te, me la godevo. A farne senza.
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