RACCONTI DALLA QUARANTENA #10 – VITA BIONICA

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Il virus ci ha posto di fronte a una domanda? Che cos’è in fondo “vivere”? Mangiare, bere e dormire? Tutto qui?! E cacciarsi nei guai, no? È sempre stato così.  Ora non c’è più bisogno di cercarseli, i guai s’infiltrano in casa da soli. Possono rimpiattarsi nelle suole delle scarpe, nelle maniglie delle sportine, sui pulsanti dell’ascensore.

Sono infinite le location, soggiorno potenziale del virus. Letale e invisibile, si nasconde dappertutto.

Noi non viaggiamo più: anziché spostare nello spazio e nel tempo i nostri infettabili corpaccioni, spostiamo le nostre fantasie grazie a Youtube, ai PC e alla TV. Facciamo turismo lo stesso, ma stando in poltrona. Visitiamo siti tropicali magnifici, dentro i meravigliosi documentari realizzati quando c’era il mondo.

Spendiamo di meno e non dobbiamo combattere contro zanzare, afa, ritardi negli aeroporti. Non siamo assillati dalla richiesta di mance ed elemosine. Viaggiare virtuale è confortevole, lo stiamo scoprendo.

Lavoriamo lo stesso, ma senza prendere l’autobus. Facciamo le stesse noiose operazioni, che non cambiano se svolte in un posto diverso… certo, la frequentazione dei collaboratori in ufficio offre anche altre opportunità di “socializzare” con i colleghi e le colleghe….

Ci troviamo così a vivere una vita di fedeltà coatta, morigerata. Stiamo chiusi in casa e viviamo lo stesso, con emozioni attenuate, senza sorprese, senza contrattempi… Un’anteprima della “Casa di riposo”… il dubbio più cogente è se vestirsi o restare in pigiama.

La nostra è una segregazione dai mille confort. Fattorini premurosi ci portano in casa di tutto:  Amazon,  BRT, DHL, sono al nostro servizio, ci trastulliamo con acquisti voluttuari, che poi sterilizziamo diligentemente con abluzioni di Amuchina, il tutto finché il bancomat ci dirà di sì. Tutte le volte che infilo la tessera faccio gli scongiuri.

Prima o poi lo sportello mi sputerà fuori la tessera con un muggito: soldi finiti, terminato il giochino. “game over!”

Abbiamo politici fantasiosi che non ci annoiano mai, emanando costanti ordinanze contraddittorie, ci tengono occupati a stampare ogni giorni moduli salvacondotto sempre più raffinati.  Danno un significato alle nostre giornate ripetitive.

Poverini. Stanno attaccati alla poltrona più che possono, vogliono rimandare la quarantena dei quarant’anni, quella che seguirà al loro fulgido mandato. Mi par di vederli, ai giardinetti, portare il becchime ai piccioni. Sarà per loro, in fondo, un ritorno all’attività precedente. I piccioni sono in attesa.

Anche noi italiani.

Gianni Monduzzi

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