RACCONTI DALLA QUARANTENA #25 – SI RIAPRE!

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Le librerie hanno aperto, per prime. È stata una buona idea politica. Rischio contagio bassissimo: le librerie raramente sono affollate. Essendo aperte solo loro, la gente finalmente ci è entrata. Pur di comprare qualcosa si è rassegnata persino ad acquistare un libro.

In realtà, per fortuna, le farmacie, i tabaccai e i supermercati non hanno mai chiuso. Io ne ho abusato. Non ho mai preso tanto Tavor, fumato tanti toscani, non ho mai bevuto così. Tavor, toscano e bottiglia sono diventati i miei tre compagni per andare a caccia di vita, i complici con cui ammazzo le giornate.

I giornalai, penso siano rimasti aperti per offrire la scusa a fare due passi per chi non ha il cane.  Le notizie circolano veloci sui computer, sulle TV, sui cellulari. La carta la si usa in bagno.

Le notizie arrivano ancora prima che le cose succedano. Infatti, le smentite sono di regola. I giornali vanno  bene per gli approfondimenti? C’è ancora qualcuno che vuole approfondire? Ne sanno tutti di più dei giornali…

La superficialità ci basta. Dopo tre righe, siamo stufi.

Ora finalmente apriranno anche gli altri negozi. Ma, appena il virus si riprende, si farà un passo indietro, come nel gioco dell’oca. Il virus è un grande bastardo: un giorno ti offre la speranza, per togliertela il giorno dopo. Come certe squinzie che sembrano sempre a un passo da dartela.

Poi apriranno anche gli altri negozi, ma la gente… riapparirà? Un conto è uscire con la mascherina per gli alimenti, per sopravvivere. Un altro uscire in maschera a vivere il quotidiano. Non è un bel carnevale, quello che ci si presenta. Ci è passata la voglia di lanciare coriandoli.

I ristoranti apriranno per ultimi: la ciliegina sulla torta? Mah… ho paura che saranno anche i primi a richiudere. La loro forza sta nello stipare la gente all’inverosimile… Dovendola tenere distante, non faranno cassa.

Andare al ristorante, bardati come per entrare in un reparto di malattie infettive, fa passare la voglia. E poi… sentirsi spiati da quelli dei tavoli vicini… che ci sospettano di volerli infettare col nostro comportamento dissoluto…

La mascherina ci ricorda che viviamo in un grande “day hospital”…

Gianni Monduzzi

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