RACCONTI DALLA QUARANTENA #17 – A PROPOSITO DI INFLUENZE…

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Ah, gli influencer… che termine appropriato, per descrivere i marpioni modernizzati! Del resto, hanno un ruolo anche loro: ci sono sfigati che hanno bisogno di un prototipo per indossare una personalità.

Bisogna smetterla di denigrare questi tapini: sono loro, in fondo, che tengono in piedi la macchina del cosiddetto mondo civilizzato, andandosi a infilare nei lavori più uggiosi e ripetitivi, mentre sognano di somigliare al tipo carismatico che li emanciperà. Quello che vola in top class con la squinzia pagata dal suo tributo, via Google Ad.

No, non bisogna umiliare gli stupidi. Sono già in grado di farlo da soli. Delle due a me fanno pena. E qui si vede che sono vecchio. Non seguo l’onda, sono un guastafeste, politicamente scorretto, vivo a modo mio. Uno da tenere chiuso in casa. Sopporto a malapena il virus influenzale, non ce la faccio a reggere anche un influencer…

E non è l’unica modernità che m’infastidisce… che brutto carattere si mette insieme con gli anni! Non sopporto i prezzi che finiscono con lo 0.99, mi pare che mi provochino, per testare se sono scemo. Ora però, con la quarantena, un poco mi mancano, con le loro virgole.

Non sopporto di buttare nell’immondizia bottiglie nuove di zecca. Perché una bottiglia deve vivere solo un giorno, come una falena, quando potrebbe durare degli anni? E quando vuoto il pattume? Sono più gli imballi e i contenitori di quello che mi resta da mettere in frigo. Questo mi fa girare le palle.

Ma gli influencer superano la mia capacità di sopportazione. Adesso che il tempo non mi manca, mi sono preso la briga di andare a vedere i loro canali Youtube. Mi è scesa la catena. Il Coronavirus attacca noi vecchi, nei polmoni, ma gli influencer attaccano i giovani, nel cervello. Sono un virus per la mente.

Chissà invece che il virus con la corona non ci metta giudizio. Magari ci ricorda che l’aglio cresce anche da noi, non è necessario farlo venire dall’altra parte del mondo. Mi pare che dalla Cina ormai ci sia arrivato tutto quello che ci serviva.

Se riesce anche a insegnarci qualcosa, il virus dell’influenza “cinese” potrebbe rivelarsi, oltre che uno spietato assassino, un prezioso “influencer”…

Gianni Monduzzi

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