Categoria: Racconti

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Pare che tra pochi giorni finirà la quarantena. Almeno quella in senso stretto. Sarà una ripresa graduale, a scaglioni, per ricondizionarci lentamente. Potremo dapprima allontanarci cento metri in più da casa, fino al negozio di calzature, per comprare nuove ciabatte: quelle vecchie hanno risentito dell’uso intensivo.

I nostri governanti, consapevoli dell’azzardo morale di far uscire, tutti in una volta, sessanta milioni di internati, studieranno il modo di non creare panico tra i cinghiali che vagano indisturbati per le strade e i colombi che hanno fatto il nido sui semafori.

Sono soprattutto preoccupati per noi umani, che non siamo più abituati a muoverci. Sarà come levarci un’ingessatura. Chissà quante tendiniti, strappi muscolari ci buscheremo, a superare i cento metri piani.

Il fatto è che non siamo più abituati a vivere. Abbiamo avuto troppo tempo per pensare, non tutti eravamo preparati. Questo si è visto dalla roba che circola sui social networks… sì, ci siamo esauriti mentalmente, a seguire le teorie complottiste e le spiegazioni dei virologi… che, abbiamo scoperto, sono più numerosi dei virus…

Per non parlare del senso vero della vita, di cosa ci stiamo qui a fare, per davvero… ora siamo spenti. Esauriti.

In pochi mesi ci siamo scordati di com’era fatto un ristorante… e il treno… chi l’ha più visto? È vero che i vagoni sono stati riconvertiti a sale mobili di terapia intensiva? No, forse sono solo “fake news”… ne sono circolate tante…

A molti di noi cominciava a piacere questa vita “Total-confort”. Tutto sotto controllo. Dalla dispensa al bagno, passando un bel po’ per la cucina… con molte amenità: TV, PC, Telefonino… ora ci sentiamo tutti più anziani.

Figuriamoci chi lo era già! Qualcuno ha proposto di tenerci in casa tutto l’anno, così non rompiamo le palle oziando in giro… una specie di check-in per la casa di riposo.

Non ci pensiamo proprio! Abbiamo investito troppo per la sopravvivenza e non possiamo mettere a rischio tutto questo lavoro di segregazione. Ormai ci tocca vivere per forza. Chi tornerà in ufficio, con la mascherina, chi ai giardinetti, con la mascherina, chi a ciondolare in centro come il solito, ma con la mascherina.

Si era appeno proibito il chador, ed è venuto fuori l’obbligo di coprirsi il volto in modo nuovo… è la punizione di Allah? Mah… tutte le religioni hanno molto sofferto, di questi tempi. A parte la iattura di non poter andare a messa, molti di noi hanno cominciato a nutrire dubbi sulle caratteristiche del Padreterno… ma qui non oso mettere becco.

Gianni Monduzzi

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Abbiamo capito che stiamo tutti in quarantena per dare respiro agli ospedali, perché non si intasino con troppi di noi ad affollare le terapie intensive. Senza un vaccino, alla fine ci ammaleremo tutti, ma dobbiamo farlo un po’ per volta.

L’ideale sarebbe poterci programmare in base ai posti liberi: ogni mattina esce un bollettino con i letti di terapia intensiva disponibili, e qualcuno in più può uscire a fare jogging.

Purtroppo, in assenza di un vaccino, l’operazione si protrarrà parecchio. Ho fatto un conto approssimativo. In tre mesi abbiamo smaltito circa l’1% degli italiani, tra malati ufficiali e malati “in nero” – senza nero noi italiani non potremmo vivere – per esaurire la popolazione ci vorranno dunque circa 300 mesi, ossia venticinque anni.

Temo di non arrivarci per verificarlo. Forse è per questo motivo che ci si propone di tenere gli anziani in casa per tutto il tempo. Eviteranno di ammalarsi, e di condurre una vita temeraria, come è loro costume.

La cosa è ragionevole: preferisco andare all’ospedale più avanti possibile, quando ci sarà un bel letto libero, magari in stanza singola, piuttosto che ammucchiato in un ripostiglio o un sottoscala.

Faccio di tutto per rimandare quel giorno. Sto pure convincendo i miei denti a non farmi male finché il dentista non riapre e i capelli a non crescere finché il parrucchiere non tira su la serranda.

Semplicemente siamo tutti in attesa di vivere.

Anche in famiglia, per scansare il contagio qualcuno, sopraffatto dalla psicosi, si chiude nel bagno, qualcun altro in camera sua. Chi non trova più stanze libere, si rinchiude in se stesso. I credenti si chiudono nella preghiera.

Siamo tutti determinati a sopravvivere, per scoprire che strada prenderà il disastro economico e sociale… per la curiosità di vedere se, restare in vita, sarà stata una buona idea.

 

Gianni Monduzzi

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Il virus ci ha posto di fronte a una domanda? Che cos’è in fondo “vivere”? Mangiare, bere e dormire? Tutto qui?! E cacciarsi nei guai, no? È sempre stato così.  Ora non c’è più bisogno di cercarseli, i guai s’infiltrano in casa da soli. Possono rimpiattarsi nelle suole delle scarpe, nelle maniglie delle sportine, sui pulsanti dell’ascensore.

Sono infinite le location, soggiorno potenziale del virus. Letale e invisibile, si nasconde dappertutto.

Noi non viaggiamo più: anziché spostare nello spazio e nel tempo i nostri infettabili corpaccioni, spostiamo le nostre fantasie grazie a Youtube, ai PC e alla TV. Facciamo turismo lo stesso, ma stando in poltrona. Visitiamo siti tropicali magnifici, dentro i meravigliosi documentari realizzati quando c’era il mondo.

Spendiamo di meno e non dobbiamo combattere contro zanzare, afa, ritardi negli aeroporti. Non siamo assillati dalla richiesta di mance ed elemosine. Viaggiare virtuale è confortevole, lo stiamo scoprendo.

Lavoriamo lo stesso, ma senza prendere l’autobus. Facciamo le stesse noiose operazioni, che non cambiano se svolte in un posto diverso… certo, la frequentazione dei collaboratori in ufficio offre anche altre opportunità di “socializzare” con i colleghi e le colleghe….

Ci troviamo così a vivere una vita di fedeltà coatta, morigerata. Stiamo chiusi in casa e viviamo lo stesso, con emozioni attenuate, senza sorprese, senza contrattempi… Un’anteprima della “Casa di riposo”… il dubbio più cogente è se vestirsi o restare in pigiama.

La nostra è una segregazione dai mille confort. Fattorini premurosi ci portano in casa di tutto:  Amazon,  BRT, DHL, sono al nostro servizio, ci trastulliamo con acquisti voluttuari, che poi sterilizziamo diligentemente con abluzioni di Amuchina, il tutto finché il bancomat ci dirà di sì. Tutte le volte che infilo la tessera faccio gli scongiuri.

Prima o poi lo sportello mi sputerà fuori la tessera con un muggito: soldi finiti, terminato il giochino. “game over!”

Abbiamo politici fantasiosi che non ci annoiano mai, emanando costanti ordinanze contraddittorie, ci tengono occupati a stampare ogni giorni moduli salvacondotto sempre più raffinati.  Danno un significato alle nostre giornate ripetitive.

Poverini. Stanno attaccati alla poltrona più che possono, vogliono rimandare la quarantena dei quarant’anni, quella che seguirà al loro fulgido mandato. Mi par di vederli, ai giardinetti, portare il becchime ai piccioni. Sarà per loro, in fondo, un ritorno all’attività precedente. I piccioni sono in attesa.

Anche noi italiani.

Gianni Monduzzi

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Nessuno parla di quanto stiamo risparmiando noi Italiani, con la segregazione da coronavirus. Io non ho mai speso così poco: a parte le bollette, c’è il mangiare e qualcosina in farmacia. Le spese per gli alimenti però sono quasi raddoppiate… in realtà sono un investimento che andrebbe ammortizzato: abbiamo accantonato scorte per mesi.

Anzi, non vorrei che qualcosa scadesse… siamo costretti a mangiare non solo per la noia, ma anche per le scadenze.

Per fortuna c’è Amazon a soddisfare il nostro istinto compulsivo all’acquisto. Il problema è che non mi serve nulla. Ieri ho ordinato un fornetto per cuocere la pizza surgelata, che non avevo mai mangiato, ma non fa neanche schifo.

Non la prendo di certo da asporto, chissà in quanti l’hanno toccata. Mio figlio ha comprato un accessorio cinese per giocare con il telefonino. Gli è durato un giorno, poi si è scassato. Tutto, in Cina, dura poco, come la pandemia.

Mia moglie, per non rimanere indietro ha ordinato una piantina di ortensia, ma si è accorta che le arriverà a fine stagione. Le ditte che fanno e-commerce sono intasate. Sono rimaste gli unici canali per spendere.

Vivere senza comprare cose superflue è un’esperienza durissima, e si aggiunge alla mancanza di andare a zonzo senza far nulla, di comprare libri che non leggeremo mai, vestiti da mettere negli armadi, intasati come le sale di rianimazione.

Stando tappato in casa mi accorgo che mi sto annoiando in un modo diverso. A parte il muovere meno le gambe, faccio circa le stesse cose, dal punto di vista pratico.

Le gioie della famiglia me le sto godendo come un film di James Bond dopo che l’hai visto sei volte…  la televisione, ormai diventato uno svago obbligato, non la sopporto più. La preferisco spenta.

Mi sono accorto però che c’erano delle ditate e l’ho pulita con l’alcool.

L’alcool lo sto usando dappertutto: per sterilizzare le scarpe quando rientro… ma quand’è che rientro? Ah sì, la settimana scorsa…

Sterilizzo tutto quel che trovo. Anche quando dormo, mi scopro a sognare che disinfetto persino i miei ricordi…

Che bene prezioso l’alcool, ogni tanto ne bevo un goccetto, in tante fragranze. Ho verificato che serve anche per disinfettare l’anima… Elimina tutto: virus, giornate, noia e quarantena.

Che sto dicendo! Non starò diventando politicamente scorretto? Non è colpa mia, ma del virus. Ci sta cambiando da dentro, molecola dopo molecola, e siamo solo all’inizio della mutazione…

Gianni Monduzzi

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Guardo fuori dalla finestra e vedo cieli azzurri. Persino su Shangai non c’è più la nuvola grigia di smog. Sul lago di Garda le papere selvatiche hanno invaso le strade. Ho visto filmati con cinghiali a spasso per il centro di una città. Mia cugina a Zocca ha degli istrici nel cortile che dormono beati. Gli animali si sono ripresi la Terra.

Ho una crisi d’identità. Mi viene il dubbio che noi umani, noi, fatti “a immagine di Dio”, non siamo poi così indispensabili, se non a noi stessi… che la Terra ci stia mandando un avvertimento? Non saremo mica noi, i virus, nevvero? Noi ci siamo replicati solo fino a sette miliardi… quanto si deve essere numerosi, per definirsi “virali”?

Il virus, dal punto di vista biologico, è un poveraccio, non ha nemmeno il DNA, non ha un sistema mitocondriale… non è neppure una cellula, non può neanche definirsi “vivo”. Una specie di Italiano in Europa.

Il poveraccio, per replicarsi, deve entrare in una cellula umana… noi abbiamo sistemi molto più divertenti per replicarci! Questa distinzione però non mi basta, il sospetto di essere un piccolo virus ormai mi attanaglia.

E se la Terra non avesse bisogno di noi? Se non avesse bisogno nemmeno della BCE, con la sua stitica carta filigranata? Né degli Olandesi, con i loro forzieri colmi di tasse fregate ai fratelli europei? Nemmeno della grande Germania, con il suo surplus fuori controllo, che quest’anno, per simmetria, si tramuterà in un sur-menus fuori controllo?

Nel vedere tutte queste prodezze umane, mi sento sempre più un piccolo virus, un sottomultiplo di un altruismo universale, che pare stia solo nel Regno dei Cieli. Quei bei cieli azzurri, senza smog, che vedo fuori dalla mia finestra.

Sono qui chiuso in casa, siamo una famigliola di tre piccoli virus, una cellula una e trina, che cerca di non ospitare il collega virus senza portafoglio. Un virus spiantato da cui ci disinfettiamo tre volte il giorno, non vogliamo mica pagare i suoi debiti esistenziali. Se non ha la cellula, sono fatti suoi. Non venga a elemosinare da noi. Nein!

 

Gianni Monduzzi

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Il mio passatempo preferito è, ogni sera, aggiornare il mio prospetto dei dati del Coronavirus. E’ una griglia complessa, che fa in automatico le proiezioni per il futuro. Ogni sera verifico se mi sono venuti i numeri, come al lotto.

Ho notato varie stranezze, nei dati che sono forniti dalle varie nazioni.

Dei cinesi ne sono morti pochissimi, rispetto ai contagiati e soprattutto alla popolazione. La cosa non mi stupisce: anche i cinesi che vivono qui da noi, non muoiono mai.

I Coreani infettati ormai vivono in ospedale da mesi, ma non passano a miglior vita, nemmeno loro. Questo conferma il carattere ostinato degli orientali.

I Francesi, da quando si sono accorti che stanno per superare  “les Italiens” non forniscono più i dati da giorni. Ma si sapeva già che tendono a nascondere la realtà quando la loro presunta superiorità su di noi fa cilecca.

Gli spagnoli si sono subito piazzati al primo posto in Europa, e la cosa mi dispiace, perché sono il popolo che più mi sta simpatico. Non gli fa bene questo primato.

La Germania ha avuto subito la meglio sul virus, che si è trovato in evidente difficoltà di fronte a un avversario così temibile: morti pochissimi, guarigioni lampo. Deutschland über alles…

Gli olandesi hanno offerto un paradiso fiscale anche al virus, che li ha contraccambiati, risparmiandoli.

Quanto agli inglesi, Boris Johnson faceva il gradasso assicurando che non avrebbe imposto la quarantena, ed è stato prontamente punito dal virus, che lo ha spedito in terapia intensiva.

Nei paesi nordici il virus pare sia morto dal freddo, perché i numeri sono bassini.

Gli americani, come il solito, sono partiti alla grande. In pochi giorni hanno spazzato via tutti. È successo come alle Olimpiadi: facile andare al primo posto quando di stati ne hai cinquanta e ti confronti contro uno singolo.

L’Europa, più onesta, non si presenta come un solo stato, se ne guarda bene. Ognuno va per conto suo, e vinca il migliore, da veri sportivi.

Se non ci fossero di mezzo dei morti e tanta gente che sta davvero male, sarebbe una farsa. Chiedo scusa.

Gianni Monduzzi

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Adesso è oggi o è ancora ieri?  Siamo già a domani? Le giornate sempre uguali, ho perso la nozione del tempo: è sempre domenica, tranne il giorno in cui i supermercati stanno chiusi… ah no, la domenica è quella.

A che ora ho cenato stanotte? Alle tre? Forse non è stata una cena, ma solo una prima colazione mattiniera. Devo stare attento con le medicine, a non confonderle con quelle della sera, perché è sempre sera ed è sempre mattina.

A che ora mi tolgo il pigiama? Me le metto le scarpe? Tanto oggi non esco. Sono già uscito la settimana scorsa. Adesso ho capito l’antifona: queste sono le prove generali per la casa di riposo terminale… ah sì, adesso lo so, ci si riposa davvero nelle case di riposo…

Tutto questo sforzo per tenere vivo me, e la mia pensione. Siamo imprescindibili, correlati, come quella donna che gira qui per la casa sempre parlando… ah sì, credo sia mia moglie, perché non ho sorelle. Quando decidemmo per la convivenza, non pensavamo che sarebbe stata così tanta.

Alla fine abbiamo trovato un compromesso: uno parla e l’altro non ascolta. Così si va d’accordo e si tira avanti. Ognuno col suo cellulare, attaccato al filo, per non scaricare la batteria. Lo facciamo riposare solo quando gli viene la febbre. Magari si prende un virus pure lui… ormai è una fissazione.

E i giornali… qualche volta li compro per vedere se tra i morti di coronavirus c’è qualcuno che conosco. Temo sempre di vedere il mio nome… no, anche per oggi mi è andata bene…

Mio figlio, che è in vita simbiotica col suo cellulare, di fatto assente in un mondo giovanil-digitale, è costretto a riconoscere che per annientare la scuola, come da suoi desiderata, il prezzo si è rivelato troppo alto. Si allinea, per buone maniere, ma ne apprezza in sostanza i benefici.

Quanto alla TV non litighiamo più per la scelta del canale: la teniamo spenta, tanto sappiamo già di cosa parla. Il computer no, quello è sempre acceso, per le statistiche, ce n’è uno in ogni stanza. Le previsioni del tempo non ci interessano più come una volta. Basta guardar fuori: c’è sempre il sole, inutile, sprecato. È un sole per gli uccelli…

Fuori dalla finestra, quante altre cose inutili: strade, piazze, serrande, silenzi… sembra una domenica mattina al camposanto. Che sia anche questa una prova generale? Non credo per una vita migliore… forse per una miglior vita…

Gianni Monduzzi

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Quando leggo sui giornali questo aggettivo ambiguo, ammiccante, attribuito a personaggi che disattendono la quarantena, disseminano virus, si fanno beffe delle regole per salvare la vita altrui, m’incazzo davvero. Furbo, nel dizionario italiano significa persona ”che riesce a cavarsi d’impaccio”, non “disonesto, scorretto, menefreghista, malvagio”.

Ma è il vezzeggiativo “– etto” che mi manda in bestia: va usato per aggiungere grazia e simpatia a un aggettivo. Il termine “furbetto” sottintende quindi una forma di malcelata ammirazione per un comportamento in realtà repellente, che è da stigmatizzare.

Credo che in questo termine ci sia dentro tutta la debolezza del nostro paese, credo che sia la fotografia di un modo perverso di concedere indulgenza, se non addirittura ammirazione, per un comportamento scorretto che non merita comprensione, ma che deve essere messo alla gogna. Altrimenti diventa uno stile di vita.

Uno che se ne frega del prossimo, fino a mettere in pericolo la vita altrui, è un furbetto o un criminale? E il giornalista che lo definisce “furbetto” è un illuminato o un idiota?

Per me “furbetto” è una parola oscena, da cancellare dal vocabolario di un’Italia che vuole essere europea.

E scusatemi se per una volta sono stato serio. Non si può scherzare sempre, purtroppo.

Gianni Monduzzi

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Io non odio i tedeschi. E quando osservo con interessata attenzione l’andamento del virus in Germania, lo faccio solo perché, se esiste una speranza che l’Europa faccia fronte comune, è che si ammorbino pure loro… sennò va a finire come con i barconi dei migranti in Sicilia…

E invece no, si ammalano meno di noi. Strano. Pare infatti che il virus si diffonda con le goccioline di saliva che si sputacchiano mentre si parla. E i tedeschi hanno una lingua che per sua natura dovrebbe favorire la diffusione del virus.

Io non odio i tedeschi, sono i tedeschi che odiano me, senza neppure conoscermi. Lo sento, lo avverto. Tutte le volte che ne ho incontrato uno in Italia (e in Italia vengono solo i tedeschi simpatici…) ho percepito la loro innata convinzione di superiorità. Sono precisi, disciplinati, convinti…

in questo mondo predatorio si sentono i primi della classe. Sbagliano, perché gli americani lo sono di più. E anche loro sbagliano perché ci sono i cinesi prima di loro. Quelli si mangiano pipistrelli, vampiri, americani e tedeschi! Stanno digerendo anche il virus.

Noi, che mangiamo sole, spaghetti e mandolini, non siamo gente seria, noi la vita non la viviamo come una guerra, ma come un passatempo. Noi vogliamo la pace, sopportiamo anche la sconfitta, purché avvenga in pace.

Poi scopriamo gli olandesi, che vogliono essere più tedeschi dei tedeschi. Complessi d’inferiorità? Non so, non li conosco per niente. So solo che non vogliono condividere i soldi delle tasse che ci hanno fregato concedendo alle nostre aziende un domicilio fiscale agevolato…

Sento però che mi detestano. Anche loro? Senza conoscermi? No, loro lo sanno benissimo che sono italiano, che mi godo la vita, il sole, la pizza… virus a parte… che amo la pace, la musica, i fiori…  non so se amo ancora i tulipani…

E i francesi, quelli che stanno un po’ con noi e un po’ con i tedeschi, come un pendolo di Foucault, sono nostri amici?  Non mi pare. Sono più scaltri di noi? Mah… avverto la loro supponenza, la loro innata arte di mettere le grinfie sulle nostre aziende e la loro bandiera sul nostro lavoro. No, non ci amano neppure loro…

Allora chi è che ci ama, in Europa? I greci, gli spagnoli, i portoghesi… ci amano dunque solo quelli coi debiti, quelli che vorrebbero vivere in pace? Abbiamo una moneta che ci accomuna, ma anche un sentimento che ci accomuna: ci stiamo reciprocamente sulle palle! Non per nulla tutta la nostra storia è fatta di guerre.

Basta ascoltare le nostre lingue, per capire quanto siamo diversi, antipatici contraccambiati. Il francese tutto accentato, che a noi sembra una parodia fonetica, il tedesco tutto accidentato, che pare una lingua per addestrare un rottweiler… l’olandese che suona come un tedesco parlato da un americano mentre mangia un hamburger…

E gli altri “fratelli d’Europa”? Basta così. Torniamo a letto e lasciamo stare con gli stereotipi. Sono solo brutti pensieri…

Gianni Monduzzi

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“Che ci sian ciascun lo dice, dove sian nessun lo sa”. Le farmacie hanno un cartello bene in vista: mascherine esaurite! Sarebbe più appropriato scrivere: mascherine mai viste. Si può provare in ferramenta, dove pure sono senza, e non c’è più un verniciatore che ne abbia qualcuna per dare di bianco. Problema inesistente: lavorare è vietato!  In un giorno si è perso mascherina e lavoro. Una perdita sincronizzata.

La mascherina, si diceva, è obbligatoria ma introvabile, seguendo il principio delle prescrizioni e dei divieti in Italia, che seguono due filoni paralleli: quelli inapplicati e quelli inapplicabili.  Ciò non ostante, la mascherina l’abbiamo tutti, spesso di forme fantasiose, e qui salta fuori l’estro italico: difficilmente incontrerete per strada due mascherinati con maschere uguali. C’è anche chi se l’è fatta da solo con un fazzoletto e due elastici.

Serviranno davvero queste mascherine con valvola, retro-valvola, ffp2, ffp3?  Una fa uscire l’aria filtrata, l’altra la filtra quando respiri… ma il virus è piccolino, s’infiltra dappertutto, non è un animaletto cordiale, non è neppure timorato di Dio: infetta le chiese, non ha rispetto nemmeno per l’acqua Santa.

Non perdono a questo virus sacrilego di aver messo in crisi persino la nostra fede in un Dio onnipotente. Anche il papa, pur essendo discendente di Pietro, se ne tiene alla larga. Non c’è da scherzare con un microrganismo tanto blasfemo. Non si ferma neanche di fronte a una preghiera. È ateo dichiarato!

Si è formato in un ambiente difficile e competitivo, è andato a scuola dai cinesi, che non sono esattamente un popolo ascetico. È un eretico malvagio che attacca il respiro e lo spirito. Zitto zitto ti entra nei polmoni, ma il suo vero obiettivo è di entrarti nell’Anima. Vuol fare piazza pulita in noi di fedi, illusioni e speranze.

Io ho trovato la mia mascherina dentro l’uovo di Pasqua. Era il desiderio più inconfessato… sono stato esaudito. È una ffp3 turbo, catalitica, dal muso aerodinamico, con spoiler laterali antispruzzo, un gioiello! Il design italiano e poi più. Credo sia prodotta dalla Ferrari… noi Italiani, siamo i primi in tutto, lo ripetiamo ogni giorno, siamo stati per lungo tempo i primi al mondo anche per numero di contagi.  Poi ci sono passati davanti gli Spagnoli, ma in fondo quelli sono un popolo affine, non come i Francesi, che devono mordere il terzo posto. America a parte… ma come si fa ad ammettere in gara un paese fatto di 50 stati?

Questa meravigliosa protezione profuma di cioccolata, speriamo che al virus non piaccia. Pare invece che vada matto per pipistrelli e serpenti. Poco per Tedeschi e Olandesi, che ne sono pressoché immuni, viste le loro casistiche, forse per via del loro carattere fiero, che non ha neppure debolezze altruiste.

Gianni Monduzzi

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